Rafano

Rafano

formato piantina1 piantina/e, in Vaso Ø 14 cm

disponibilitaTrapiantabile dal 30/11 al 30/11

Dispo: prenotabile
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Prezzo 3.91 iva inclusa

Quantità Vaso Ø 14 cm

Il rafano, chiamato anche crenbarbaforte, è una pianta erbacea perenne che appartiene alla famiglia delle crucifere (come i cavoli per intendersi). Si tratta di una pianta rustica, alta circa 50 cm, con foglie grandi e ruvide di un verde intenso. I fiori compaiono in estate e sono piccoli e bianchi, riuniti in racemi.
Il rafano cresce bene in terreni asciutti e fertili, in posizione soleggiata o a mezz’ombra.
Scopri con noi come coltivarlo al meglio, quali sono le sue caratteristiche e i beneficie l’uso che si può farne in cucina.


Rafano: come si coltiva nell’orto

Se sei stufo degli ortaggi che vanno ripiantati ad ogni stagione il rafano, cren o barbaforte (Armoracia rusticana) fa al caso tuo.
Il rafano è un ortaggio perenne molto facile da coltivare, ha un bellissimo fogliame scuro molto decorativo e fiorellini bianchi riuniti in racemi (mazzi).

Del rafano viene usato il rizoma (la parte sotterranea). Si adatta bene ai climi freschi e forse per questo è molto diffuso in Trentino-Alto Adige, ma si può coltivare anche in pianura o nelle zone preappenniniche a patto di non fargli ‘soffrire il caldo’ e mantenere il suolo fresco.

Il rafano viene coltivato a partire dalle piccole piantine, posizionate alla distanza di 30 centimetri tra loro e impiantate in file lontane almeno 50 centimetri.
Al momento del trapianto, di norma eseguito in primavera, è opportuno effettuare una concimazione organica. Si può procedere ammendando al terreno un concime leggero come il compost domestico o l’humus di lombrico.

Per le cure colturali ricorri a periodiche sarchiature, poiché è importante tenere la pianta libera dalle erbe infestanti. Questo è valido soprattutto nelle fasi iniziali dell’accrescimento.
Un’alternativa alle operazioni di sarchiatura è l’utilizzo della pacciamatura naturale, ad esempio in paglia.

Per quanto concerne l’irrigazione bisogna fare in modo che il terreno non secchi mai completamente. Bisogna quindi innaffiare con regolarità, cercando di tenere il substrato di coltivazione umido. Non bisogna esagerare con la quantità d’acqua, onde evitare marciumi radicali.
Per questo, il ricorso alla pacciamatura naturale può essere d’ausilio, in quanto mantiene di per sé il terreno più umido.

Le radici di rafano possono restare sul terreno anche in maniera perenne. Perciò è importante scegliere un punto dell’orto dove non diano intralcio alle altre colture.


Rafano: come e quando si raccoglie

La radice di rafano, che è la parte commestibile, viene raccolta in autunno dalle piante che hanno almeno 2 anni di età: serve almeno questo tempo per far in modo che la radice di rafano sia delle giuste dimensioni per essere utilizzata.

La radice matura ha uno spessore di circa 5 centimetri ed è lunga mediamente 50 centimetri. La sua buccia è rugosa e di colore bruno, mentre l’interno è chiaro e con una consistenza carnosa.
Il suo gusto è molto particolare, dal sapore acre simile alla senape e contiene un olio piccante che le conferisce l’appellativo di “radice piccante”.
Questa piccantezza esala anche durante la preparazione in cucina tanto che dovremo stare attenti mentre la tagliamo o grattugiamo perché può irritare la pelle e le mucose e far lacrimare gli occhi.


Rafano: caratteristiche e benefici per la salute

Il rafano è apprezzato per gli effetti benefici che apporta all’organismo umano grazie alle sue proprietà nutritive. Tra queste vale la pena menzionare la vitamina B1 e la vitamina C, entrambe dotate di forte azione antiossidante. Proteggono le cellule dall’invecchiamento e svolgono un’ottima prevenzione sia sulla pelle che sull’attività cerebrale.

È utile in caso di inappetenza e aiuta la digestione, favorendo la produzione di bile e succhi gastrici, ma ha anche un rilevante potere antinfiammatorio, in particolare risulta molto utile come espettorante e purificante per le vie respiratorie, in caso di raffreddore, tosse e bronchite.


Rafano o Cren: utilizzi in cucina

Le radici di rafano si possono consumare in vari modi. Anche se, di solito, dopo essere state accuratamente lavate, si consumano crude. La ricetta classica prevede di grattugiarle e condirle con sale, olio e aceto. Si ottiene così una salsa di sapore gustoso, ma molto piccante, ideale per essere servita con le carni bollite o con il pesce: la salsa cren. Sì, lo stesso nome con cui viene riconosciuta la radice.

Al pari del wasabi, a cui viene spesso paragonato, il cren ha un sapore molto piccante e speziato. Per questo va usato a piccole dosi per preparare la famosa salsa cren, da modulare poi in base al proprio gusto.

In Italia poi, e specialmente in Basilicata, viene utilizzato per la preparazione della rafanata, una frittata piccante a base di rafano.


Caratteristiche tecniche Rafano

Il rafano, chiamato anche Barbaforte, è una pianta erbacea perenne. E’ una pianta rustica, alta circa 50 cm, con foglie grandi e ruvide di un verde intenso. I fiori compaiono in estate e sono piccoli e bianchi, riuniti in racemi.
Il rafano cresce bene in terreni asciutti e fertili, in posizione soleggiata o a mezz’ombra.
Si mette a dimora in febbraio, in terreno concimato e drenato.
La pianta ha bisogno di molta acqua, soprattutto nel caso di siccità.

La radice del rafano ha un sapore dolce, leggermente piccante ma molto aromatico. Il rafano è quindi usato in cucina per la preparazione della rafanata materana, una frittata molto buona, tipica della Basilicata, preparata soprattutto nei giorni di canevale.
A Potenza invece si prepara un ragù con rafano crudo o usato grattugiato direttamente sulla pietanza.
In Veneto invece viene preparata una salsa che prende il nome di Kren.

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